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IL SENTIMENTO E LA FILOSOFIA DEL CORPO

Conclusione

Docente

Nel confronto con Merleau-Ponty ed Henry abbiamo soprattutto sottolineato le divergenze con Rosmini, cercando di arrivare alle loro posizioni ultime, certamente non conciliabili. Ma non mancano alcuni aspetti d’incontro. La fenomenologia della percezione offre descrizioni vivissime dell’esperienza del corpo proprio, del sentire e della motricità ad essi vincolata. Anche la concezione del sentimento come presenza di sé nel mondo e del mondo nel soggetto, è in linea di continuità cogli analisi di Rosmini. Per quanto riguarda Henry, è chiaro che il suo concetto della realtà come soggetto vivente e come sentimento di sé può essere letto con benevolenza, se isolato dalle conseguenze che il suo autore ne vuole tirare e del marco dove le inscrive. In ogni modo, a me sembra che il torto più notevole dei due filosofi, e anche di Biran, sia la loro insufficiente concezione della natura della ragione umana, ridotta a facoltà delle rappresentazioni. Ne segue l’identificazione dell’oggettivo coll’essere costituito e quindi l’impossibilità di una vera conoscenza dell’altro da sé. Invece, per Rosmini dal suo primo atto la mente è uscita da sé verso l’altro: in virtù dell’essere ideale, che è di natura opposta, può concepire e conoscere quello che è nel suo stesso essere. Se non avessimo che la sensitività, e se questa fosse assolutamente chiusa in se stessa, o tutt’al più segnata da un’insuperabile ambiguità, non avremmo nessun testimone delle altre cose, giacché l’altro da noi non potrebbe essere concepito neanche come possibile.
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